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TEATRO AMATORIALE ... IMPRESSIONI DIETRO LE QUINTE 

Il teatro è da sempre sinonimo di osservazione e di conoscienza. Un arte che va al di là del semplice hobby. In tanti si cimentano, in pochi continuano. Perchè il teatro amatoriale è così ... o ti prende ... o lasci! Ho ti assorbe, ti coinvolge, ti stimola, oppure diventa un impegno, spesso pesante, una "cosa" che in quelle fredde sere d'inverno ti "strappa dal divano di casa" per andare a fare le prove. Non è facile, diventa un impegno.
Ma se il teatro "ti prende", allora si, allora non riesci a smettere. Riesci ad assaporarne ogni istante, ogni passaggio, uno dopo l'altro fino a quanto sarai in scena. 
Si comincia con le proposte, si leggono i copioni, si verificano, quale scegliere, quale potrebbe andare bene, le parti, le analisi, la storia.  E' molto di più  che leggere un libro, è viverlo, entrarci dentro. 
A questo punto si passa allo studio dei personaggi. Analizzarne il carattere, i gesti, i modi di fare di un personaggio è una delle parti più interessante nella preparazione di una commedia.

Poi giorni, settimane, mesi di prove e ogni volta si aggiunge un tassello, si scoprono cose nuove. Il copione, nuovo di zecca comincia a riempirsi di appunti che il regista o l'attore sente di aggiungere al personaggio della scena. Poi arrivano le scene , quelle "serie", con le luci, i microfoni, dove tutto deve funzionare perfettamente, (non succede quasi mai, ma fa parte della tradizione del teatro amatoriale) le luci che ti devono quasi abbagliare, i microfoni che non devono fare fruscio, tutto deve essere provato e riprovato.

Poi la decisione più importante, come,  dove e  quando  portare in scena la commedia, la paura del "forse non siamo abbastanza pronti", magari dobbiamo provare ancora.
Molti paesi scelgono il teatro amatoriale per rallegrare le serate estive. Ci sono molte rassegne, potremmo proporci anche noi. 
Bene chiediamo a Mario se è tutto a posto. Servono cavi audio, non bastano mai. Certo avessimo qualche microfono in più, anche qualche faro. Certo sarebbe bello ma costa tutto così caro. Anticipiamo, poi vediamo...

  

 

E' arrivato il momento di andare in scena. A che ora ci vediamo? Presto. C'è tutta questa roba da caricare. I pannelli della scenografia sono i più ingombranti, servirebbe un furgone più grande. Quando avremo soldi compreremo una scenografia più leggera e meno ingombrante (lo diciamo tutti gli anni).

Arriva Franco, lui è il "genio" del montaggio della scenografia, ormai conosce il puzzle a memoria, sa quale pezzo viene prima e quale dopo. Dai su proviamo le luci. Passiamo all scenografia i quadri alle pareti, il divano le sedie, tutto al suo posto. Maria Franca ha l'occhio clinico, basta sapere l'ambientazione, il periodo e il gioco è fatto. I fiori nell'angolo e l'ombrello in questa posizione altrimenti Savina tarda nel rincorrere Roberto in scena. Tutto deve essere al suo posto, anche se sappiamo che qualche battuta salterà, anche se spesso ci dimenticheremo di riempire gli spazi o di entrare a tempo. Succederà è normale. Ma tutto deve essere comunque  al suo posto. Chiamate gli attori, Emilio, Tina provate i microfoni.   

Come al solito ceniamo dopo la commedia, quindi chi deve andare in scena vada a farsi una doccia, ci vediamo qui alle otto e mezza per il trucco.

Quando scende la sera e la scena è leggermente illuminata  e tutti sono dietro le quinte, inizia la magia del teatro. Una tensione mista ad eccitazione inizia a salire. Gli attori si isolano, ognuno con il suo copione in mano, non lo leggono ma lo tengono in mano quasi fosse un portafortuna. L'odore dei trucchi e degli spray delle attrici misto ad Autan per difendersi dalle zanzare riempie le quinte. Bisogna mettere i microfoni, quando metti il microfono, nonostante sia leggerissimo senti un assurdo peso nelle gambe.. Forza fra dieci minuti si va in scena. A quel punto gli attori si cercano, si trovano, quasi a voler simulare il solito rituale e ad alleggerire quel peso sul petto e sulle gambe si pronunciano le tre parole magiche, quel merda, merda,  merda, per poi inabissarsi in un'altro mondo, in una scena irreale ma mai finta. Ciao ragazzi, ci vediamo dopo la commedia.

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